The Fort Worth Press - George Clooney attore in crisi in Jay Kelly, 'Non sono io'

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George Clooney attore in crisi in Jay Kelly, 'Non sono io'
George Clooney attore in crisi in Jay Kelly, 'Non sono io'

George Clooney attore in crisi in Jay Kelly, 'Non sono io'

Pssato a Venezia, ultimo film di Baumbach su Netflix a dicembre

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(di Lucia Magi) In 'Jay Kelly', George Clooney interpreta una star del cinema molto simile a George Clooney. Attore hollywoodiano popolare e apprezzato da oltre trent'anni, con una serie di drammi e action movie di successo alle spalle e vari premi sugli scaffali, il protagonista dell'ultimo film di Noah Baumbach per Netflix sembra costruito attorno al sessantaquattrenne due volte premio Oscar. Ha lo stesso fascino spavaldo e rassicurante, stessa prontezza di spirito ed eleganza. Eppure Jay Kelly è un uomo in crisi di identità, che si guarda indietro (e attorno) e si scopre solo, come chi sull'altare la carriera ha sacrificato famiglia, amici e collaboratori. "Molte persone mi hanno detto: 'È come se interpretassi te stesso', riflette il divo in conferenza stampa a Los Angeles. "E invece no. Io non ho i rimpianti che ha questo personaggio. I miei figli hanno otto anni e per ora mi vogliono bene. Sono in buoni rapporti con tutte le persone con cui ho lavorato, ci rispettiamo e continuo a collaborarci. Ho una vita molto diversa dalla sua. Dai, Jay Kelly è uno stronzo", ride provocando l'ilarità dei critici che riempiono la sala del Beverly Hills Hotel. Nella sequenza iniziale, Clooney-Kelly è sul set e sta girando la sua morte. Ferito all'addome, accasciato contro un palo, con un'insegna neon della Pepsi-Cola sullo sfondo, solo il suo cane a leccargli la mano. Quando il regista urla 'stop!', lui chiede di poter fare la scena ancora una volta, per migliorarla. È la battuta che tornerà più volte nel film e che ne racchiude il senso. L'attore si accorge di aver bisogno di un altro ciak nella vita: rifarebbe le cose in modo diverso, presterebbe più attenzione a vecchi amici che gli chiedono una mano, resterebbe a guardare le figlie improvvisare per lui uno spettacolo in giardino, invece che lasciare la stanza con dei copioni nella borsa. "Mi hanno detto che è come se guardassi allo specchio me stesso. Non l'ho mai vista così. Non mi ci sono immedesimato. Jay Kelly è un po' come Frankenstein, che uccide una bambina perché pensa di star giocando. Il mio personaggio passa la vita a distruggere beatamente quella degli altri, li usa o li ignora. Quello che mi interessava era renderlo reale, simpatico al pubblico, nonostante tutto. Per fortuna di questo si sono occupati il regista, la sceneggiatura (scritta dallo stesso Baumbach ed Emily Mortimer, che interpreta anche la truccatrice personale della star) e i miei straordinari compagni di cast". Chiamato in causa, interviene Baumbach: "Penso che ognuno di noi, qualunque sia il nostro lavoro, da giovane abbia creduto di avere tutto il tempo del mondo a disposizione. Facciamo scelte con l'idea che ci sarà un'altra occasione, che più avanti avremo diritto a riprovare. Questo film parla del momento in cui ci rendiamo conto — in modo insieme ovvio e scioccante — che invece questa è l'unico tentativo che abbiamo. Che è buona la prima, non ci sono altri ciak. Jay arriva a capirlo in modo contorto, doloroso e imprevedibile: deve fare i conti con le scelte che ha fatto. E ora, cosa ne farà?". Sono domande che consumano anche il suo storico manager Ron (Adam Sandler), la spietata addetta stampa Liz (Laura Dern) e gli altri vassalli dello showbiz che gli orbitano attorno, salvo lasciarlo solo nella campagna toscana a inseguire un padre distaccato e i fantasmi delle figlie che non lo vogliono vicino. In questo Clooney, comodamente seduto sulla poltrona, le gambe accavallate e il sorriso soddisfatto e pacifico, sembra quanto di più lontano dal protagonista che dà il titolo al film. "Da giovane tagliavo tabacco per tre dollari l'ora. Quando sentivo qualche attore famoso lamentarsi della propria vita, pensavo: ma vaffanculo, lo vedi cosa sto facendo io? Nella vita, nella carriera, sono stato davvero fortunato. Non potrei mai lamentarmi. A 64 anni ancora mi regalano ruoli così. Certo, con l'età ci sono cose che non puoi più fare, ma è sempre molto meglio che tagliare tabacco".

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J.M.Ellis--TFWP